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Channel: Senza Bussola » istituzioni

La grandeur dei rendering

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Di disegnini tridimensionali con alberelli, gente felice e tanto mattone sono pieni gli uffici di quelli che vengono definiti i "patron" di qualche società sportiva. Di questi rendering, di questi tour virtuali son pieni gli archivi dei giornali. Progetti che i promotori "regalano" alla collettività, gesto che fa sempre un certo effetto ma solo nel brevissimo periodo. E si parla, si parla, si parla. Tutti hanno qualcosa da dire. Fu così per Romilia, è così per il "Parco delle Stelle", la cittadella di Gilberto Sacrati che non è mai decollata, anzi da maggio quei terreni - è notizia di questi giorni - saranno probabilmente messi all'asta (fallimentare). E a proposito di rendering attendiamo sviluppi sul quartier generale rossobù a Quarto Inferiore.


I trattenuti dal muro di gomma

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Questa città è davvero strana, si appassiona al dibattito sulla sorte di un collettivo che ha occupato uno spazio in centro, si mobilita sui social network per una nevicata,  vuol dire la sua su ogni iniziativa per Lucio Dalla, passa l'estate a discutere su una ordinanza che riguarda una sola via. Ma se passa davanti al Cie di via Mattei fa scena muta.

Di recente alcune parlamentari del Pd - Sandra Zampa, Donata Lenzi, Rita Ghedini - e l'assessore comunale Amelia Frascaroli hanno visitato il centro denunciando "il totale degrado della struttura" e spiegando che lì dentro si sta peggio che alla Dozza. Hanno scritto a questore e prefetto. Stanno facendo la loro battaglia per la dignità dei "trattenuti" di via Mattei. Nel più totale silenzio.

Un miliardo di pensiline

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Un miliardo di euro in quattro anni. È questa l'agenda degli investimenti che ha in mente Virginio Merola che così tenta di dare un senso al nebuloso piano strategico. È una promessa impegnativa che fino a prova contraria abbiamo il dovere di prendere sul serio. Anche se arriva nel bel mezzo di una campagna elettorale dove non mancano gli annunci ad effetto, anche se arriva nel pieno delle polemiche sui tagli del governo centrale, anche se mischia cifre certe a previsioni di finanziamenti, fondi pubblici e, si spera, il sostegno dei privati. Un miliardo in quattro anni vuol dire per il sistema Bologna 250 milioni all'anno. Per grandi opere, infrastrutture, manutenzione, sostegno al lavoro. Oggi gli investimenti sono praticamente azzerati, staremo a vedere. I sindacati al momento sono cauti, il presidente della Fiera Duccio Campagnoli mette in guardia dal pericolo di sprofondare nelle sabbie mobili delle chiacchiere. Il presidente della Granarolo Gianpiero Calzolari usa un suo personalissimo, ma azzeccato, metodo per valutare l'eventuale impatto dell'agenda Merola: "Ci vuole più tempo in questa città a fare una pensilina che in Francia ad acquisire un'azienda". La sintesi perfetta di quel che (non) dovrebbe fare un piano davvero strategico...

La cosa migliore

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Ah, i privati invocati in ogni occasione come la soluzione, attesi per ogni bando che fa la pubblica amministrazione, sventolati nelle conferenze stampa dei sindaci sorridenti. E quando le cose non vanno secondo copione che si fa?
L’esempio ce lo fornisce la Provincia che ha sul groppone da tempo la riqualificazione del comparto di via Libia. Quando i privati si fanno di fumo, si cerca di convincerli sacrificando gli oneri urbanistici, verde e piste ciclabili. In pratica si svende penalizzando l’ambiente. Palazzo Malvezzi, infatti, come riportano le agenzie di stampa, sta valutando l'ipotesi di modificare il progetto originario così da "alleggerire" gli oneri urbanistici in capo ai potenziali acquirenti: potrebbe saltare la realizzazione di una nuova sede per i vigili urbani e potrebbero subire una riduzione sia il parco pubblico da 3.000 metri quadrati che la pista ciclabile. «La cosa migliore è questa», afferma l'assessore provinciale Marco Pondrelli. Ma davvero...

Meno male che Mara c'è

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Non grida al complotto, evita le dichiarazioni fotocopia del verbo grillino, insomma ha un suo pensiero e lo rivendica. La neodeputata del Movimento Cinque Stelle Mara Mucci, 30 anni, imolese, mamma e precaria, fa uso di dosi massicce di buon senso in un momento di impazzimento generale. Forse non arriverà mai a sedere in parlamento (prima di approvare o bocciare le leggi c'è una piccola questione che si chiama fiducia), tuttavia non rinuncia a esporsi , come riporta la collega Caterina Giusberti su Repubblica, rischiando un Ps del grande capo. Perché a questo punto non è chiaro chi possa parlare e a chi sia stato imposto dall'altro il silenzio. La cittadina-onorevole Mucci per ora in silenzio non sta.

"Grillo è uomo di spettacolo, usa un linguaggio da palcoscencio e il suo stile è quello di rimanere impresso, perché certe problematiche vanno portate alla luce. Ma la gente deve capire che noi eletti  siamo un'altra cosa, noi rappresentiamo le istituzioni e i nostri toni saranno equilibrati, come il nostro atteggiamento".

"Il punto è questo, se loro propongono un governo fatto di persone fuori dalla politica, di persone impegnate civilmente, di persone oneste e serie, di comprovata eticità noi lo appoggiamo, chiamatelo un governo civile"

"La linea non è ancora decisa, non l'hanno scelta Grillo e Casaleggio. Abbiamo sempre deciso tutto quanto collegialmente".

"Noi siamo antifascisti, la gente dovrebbe saperlo, sta scritto nella Costituzione e l'abbiamo nel Dna. Tra di noi abbiamo iscritti all'Anpi, siamo contro qualsiasi forma di violenza".

Un po' meno casti, un po' più Casta

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Quell'immagine dei grillini casti e illibati che promettono purezza e sobrietà anti-Casta francamente non si riscontra in Regione dove l'ex grillino, ex ingroiano, Giovanni Favia (espulso via blog da Beppe Grillo) e il capogruppo del M5S Andrea Defranceschi restano legati non solo da un'amicizia di vecchia data, ma da un matrimonio di interesse. Coppia di fatto in nome del quattrino. Come scrive la collega Eleonora Capelli, cosa tiene insieme i due? Semplice, se le loro strade si dividessero il budget del gruppo Cinque Stelle passerebbe da 140 mila a 70mila, mentre Favia scegliendo il gruppo misto avrebbe una dote di appena 40mila euro.  In più c'è in ballo la commissione statuto di viale Aldo Moro in quota M5S, al momento presieduta da Favia, che vale 100mila euro di budget. Soldini quindi, poi va bene tutto, la battaglia moralizzatrice di Grillo in nome del taglio dei costi della politica, i "sacrifici" che ogni grillino eletto annuncia di essere pronto a fare riducendosi lo stipendio. E pure le interviste a pagamento in tv compiacenti.

Il cemento dell'avvenire

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A Rimini c'è un sindaco Pd, Andrea Gnassi, che si è messo in testa di fermare il cemento con un dito. Sta tentando di congelare un milione e 200 mila metri quadrati di nuove richieste di "capacità edificatoria". Sono circa 20 mila nuove case o uffici o negozi, ha spiegato  a Repubblica, in uno scenario che conta già  15 mila abitazioni sfitte. Naturalmente i puristi del piani regolatori gonfiati son già lì a dire che non si può fare, i costruttori, come era facile prevedere, gridano allo scandalo. Il Pd, inevitabilmente, vacilla. Gnassi forse uscirà con le ossa rotte da questa vicenda, ma almeno ci ha provato. Non come decine e decine di suoi colleghi emiliani, alla guida di grandi città o di piccoli Comuni, travolti dalla insana passione del cemento selvaggio, dei piani urbanistici in chiave elettorale. Una lunga scia di palazzacci, centri direzionali, commerciali, sportivi, di campagne deturpate, di accordi di programma che sono tutto un programma. Per restare a Bologna, un sano pentimento da parte degli amministratori forse ci avrebbe risparmiato qualche eco mostro dalle parti di Borgo Masini e di Porta Europa. O evitato che la nuova sede del Comune nascesse già vecchia.

E la chiamano estate

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Piazza Verdi metafora dell'ingovernabilità, deriva grillina dei veti, dei "vaffa", del duello sopra le righe in Rete. È con largo anticipo rispetto al dibattito estivo che già si registrano polemiche, offese, incomprensioni, le solite beghe, le solite prese di posizione, da una parte i nottambuli, dall'altra i comitati in astinenza da sonno. Fronti ormai inconciliabili. L'assessore Alberto Ronchi che diventa un bersaglio, i locali che minacciano azioni clamorose. Basta una miccia di fine marzo (il nuovo regolamento sui decibel che si propone di spegnere le notti rock e pure la musica sussurrata ai dehors) ed ecco riaccendersi lo scontro. Scontato, inevitabile, vecchio ma così attuale, simbolo della incomunicabilità, del fallimento della mediazione. Di una politica spettatrice. L'Arpa, agenzia regionale per l'ambiente, è stata netta nel pretendere che il Comune mettesse il silenziatore alla notte. Mostrasse lo stesso piglio decisionista di fronte ai continui  sforamenti delle centraline antismog...


Il gioco delle tre carte

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La giunta Merola, nell'approvare il bilancio, non ha altra scelta che confermare l'aumento dell'Imu sulla prima casa come leva fiscale principale per garantire i servizi (ma che fine ha fatto la spending review?).  Il consiglio comunale vota mentre il governo annuncia che sospenderà per decreto la rata Imu di giugno. La tempistica non è irrilevante. Al momento non è chiaro se le famiglie dovranno comunque pagare l'intera imposta a dicembre, se l'esenzione prima casa sarà totale o parziale o se come, chiede il Pdl,  dovranno essere restituiti anche i soldi dello scorso anno. Le casse comunali potrebbero andare da subito in sofferenza. Senza i 23 milioni della prima rata, spiega il sindaco, ci sarebbero addirittura problemi di liquidità per pagare i fornitori. Quindi si va avanti con l'Imu. La maggioranza di Palazzo d'Accursio  sostiene che non c'è altra via per rispettare i termini di presentazione del budget comunale. L'opposizione parla di conti falsati. Al di là di tutto, la forzatura della giunta - comunicata come spesso accade un po' maldestramente - mette al centro della discussione il rapporto tra gli enti locali e il nuovo esecutivo delle larghe intese. Quali strumenti di pressione  potranno adottare i Comuni per chiedere al premier Letta forme di compensazione che evitino l'inasprimento delle tariffe locali? La partita è appena iniziata.

Cristiano Ronaldo gioca in Regione

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I dirigenti della Regione Emilia-Romagna sono (tutti) Cristiano Ronaldo, sono (tutti) così bravi, ma così bravi, preparati, professionali, eccellenti, dieci e lode… insomma, sono il meglio sulla piazza dei manager. Al punto che (tutti) sono stati promossi a pieni voti incassando il premio di risultato extra che oscilla tra i 21 e i 22 mila euro. La grande informata dei bonus, ormai pressi consolidata, questo va detto, ha provocato anche quest’anno polemiche, mandando un po’ in confusione l’assessore al Bilancio Emma Petitti, la quale  ha affermato nell’ordine

1)      Di avere ridotto “del 10% le retribuzioni di risultato dei direttori” (nulla di sostanziale: da un range tra i 23.760 e i 14.483 euro a un range attuale tra i 22.410 a 15.770 euro).

2)      Che la retribuzione di risultato “non è un optional, ma è prevista dai contratti nazionali di lavoro”.

3)      Che “si tratta di risorse legate al rendimento dei dirigenti 2014, quando questa giunta non era ancora insediata” (una forma elegante per scaricare le responsabilità su quelli di prima)

4)      Che “d’ora in avanti chiuderemo con i vecchi criteri, vogliamo che la valutazione sia sempre più rigorosa e individui le qualità vere” (allora si può fare…)

PS. Il segretario regionale del Pd Paolo Calvano – della serie alla scoperta dell’acqua calda – annuncia alle agenzie di stampa che “sarebbe opportuno differenziare il più possibile i più meritevoli, costruendo un metodo con criteri che premiano altamente il merito e non a pioggia”.  E' piovuto molto dalle parti di via Aldo Moro anche in quest’estate di caldo record.